E' una credenza profonda e ben radicata nel tempo, che l'ipnosi abbia la capacità di riportare alla luce ricordi perduti, memorie dimenticate: a questo fenomeno è stato dato il nome di ipermnesia. In ipnosi tale capacità non è considerata "aumento anormale della memoria, frequente in soggetti maniaci", come riportato dal dizionario alla voce ipermnesia, ma uno dei tanti fenomeni possibili a un soggetto in ipnosi. In questo caso è meglio parlare di "ipermnesia ipnotica", per non incorrere in equivoci. Secondo alcuni psicoterapeuti l'ipnosi sarebbe uno strumento eccellente per scoprire memorie sepolte di abuso o altre forme di trauma psicologico (Pratt et al. 1988, Yapko 1994).
Nonostante si ritenesse da molto tempo che l'ipnosi avesse effetti sulla capacità di richiamo della memoria, solo da poco tempo sono state effettuate delle ricerche specifiche sul campo, per capire se il supposto aumento di capacità mnesiche sia reale e se e in che misura sia da addebitarsi all'ipnosi in quanto tale, o ad altre cause.
Investigare i rapporti tra memoria e ipnosi, non è in effetti così semplice come può sembrare. Dobbiamo prenderne in considerazione i differenti aspetti e chiederci:
- il soggetto sta inventando tutto
- il soggetto non è ipermnesico, ma in regressione d'età
- si tratta di richiamo di riconoscimento di ricordi
Alla prima domanda possiamo rispondere soltanto se esiste la possibilità di verificare i fatti narrati dal soggetto durante l'ipnosi. In mancanza di verifiche non possiamo sapere, né assumere, che quanto narrato dal soggetto corrisponde a verità
Che differenze ci sono tra regressione d'età e ipermnesia? Apparentemente nessuna, poiché in entrambi i casi i soggetti riportano avvenimenti dimenticati avvenuti tempo prima, ma nel caso dell'ipermnesia si tratta di ricordare con precisione avvenimenti remoti, mentre nel caso della regressione d'età di tratta di "rivivere", spesso in maniera intensa e emotivamente coinvolgente, eventi vissuti molto tempo prima. La differenza quindi è nelle modalità di espressione del ricordo. Nell'ipermnesia, il ricordo rimane tale, nella regressione il soggetto si ricolloca al tempo del ricordo, e lo rivive sperimentandolo nuovamente.
Nel richiamo il soggetto genera l'informazione, ad es.: completando la risposta a una domanda "Chi c'era con te il tu 10° compleanno?", mentre nel riconoscimento, il soggetto risponde a domande da parte dell'ipnotista/sperimentatore. Infatti molti test sono fatti con materiale senza senso, che viene mostrato al soggetto e poi fatto ricordare durante l'ipnosi attraverso l'utilizzo di domande. ("Era rosso?", "Era tondo?" etc.): in questo caso, più propriamente si parla di riconoscimento dei ricordi.
L'ipermnesia non è ritenuta da tutti un fenomeno reale, secondo Kihlstrom " ... questi miglioramenti (della memoria tramite ipermnesia) sono illusori: le suggestioni di ipermnesia aumentano i falsi ricordi, così come la fiducia nei soggetti sia nelle memorie reali che nelle false.".
Altre ricerche evidenziano come l'ipnosi non sembra migliorare il ricordo di materiale poco significativo, mentre sembra avere qualche effetto sul ricordo di materiale significativo, contestualizzato. (Rosenthal, 1944; Dhanens and Lundy, 1975).
In effetti " su tre dozzine di studi, circa un terzo sono positivi (suggerendo l'esistenza dell'ipermnesia ipnotica), ma gli altri due terzi sono nulli o negativi (suggerendo che l'ipnosi non ha effetti sulla memoria o che alla fine tende a crearvi scompiglio). ... Può essere concluso che l’ipermnesia ipnotica, per il richiamo di materiale significativo, è stata dimostrata in laboratorio? La risposta è no ... Non c’è evidenza che l'ipnosi aumenti il richiamo o il riconoscimento di materiale senza senso. Secondo, non c'è evidenza che l'ipnosi migliori la memoria di riconoscimento di materiale significativo ... Alla fine c'è un'evidenza sostanziale che l'ipnosi migliora la risposta corretta di materiale significativo [ma non risulta possibile attribuire la causa allo stato ipnotico]... " (Hypnosis and memory Di Helen Marie Pettinati ). Il testo tra parentesi quadre [] è una mia sintesi del testo.
Nell'ipnosi forense, il fatto che la motivazione, la fiducia nell'ipnosi, e il contesto stesso dell'ipnosi all'interno di una indagine criminale inducano molte persone ad andare in ipnosi, non significa che queste poi forniscano un resoconto degli eventi dettagliato e accurato. "La volontà del soggetto di scambiare la fantasia con la realtà durante l'esperienza ipnotica, insieme ai ricordi spesso drammaticamente vividi in ipnosi, può ispirare grande confidenza che il materiale richiamato sia vero nei fatti." Questo quanto sostiene Orne, professore emerito di psichiatria della University of Pennsylvania, che credeva all'ipnosi come valido strumento terapeutico, ma che mette perlomeno in dubbio la credenza comunemente accettata che l'ipnosi possa riesumare memorie seppellite e da tempo e dimenticate, né che queste siano più accurate di quelle riportate nel normale stato di veglia.
Infatti si può scoprire che il materiale richiamato quando si è in trance, spesso è abbellito rispetto all'originale, spesso risente dei condizionamenti dell'ipnotista stesso, tanto più pericolosi e subdoli quanto più involontari. Non è impossibile, anzi è accaduto, impiantare nelle descrizione dell'ipnotizzato false memorie, ricordi inesistenti, nella descrizione di un fatto reale, trasformando questo in un evento immaginario. L'effetto può essere realizzato anche senza bisogno dell'ipnosi, e con suggestioni molto semplici. Cambiare il colore di un oggetto all'interno di una scena, suggerendo semplicemente "Il divano era ROSSO", ottiene il suo effetto in un'ottima percentuale dei casi.
La memoria è selettiva, non funziona come il nastro di un registratore, che si può riavvolgere e riascoltare quante volte si desidera. ed è molto più malleabile e permeabile di quello che possiamo immaginare, o desiderare. Le possibilità di una sua manipolazione sono molto alte, specialmente nel contesto suggestivo di una seduta ipnotica. Una semplice domanda suggestiva: "Dove vide la prima volta il signor X?" (che sottintende che l'interrogato conoscesse il signor X in questione per averlo visto altre volte oltre la prima), può alterare, condizionare e determinare tutto il corso di una seduta.
Come raccomandava Tebbets, bisogna avere la capacità di condurre il cliente in ipnosi, senza forzarlo, ascoltando quello che dice senza suggerirgli quello che volgiamo sapere. Il racconto dell'ipnotizzato ha la precedenza su quelle che possono essere le nostre interpretazioni. Attenendosi a queste regole, non si eviterà che il soggetto inventi o confabuli, ma non si influenzerà il suo racconto: vero o falso che sia. Bisogna seguire regole di condotta molto rigorose per utilizzare l'ipnosi quando vogliamo accedere alle memorie di una persona, perché il rischio di influenzarla è di creare falsi ricordi si trova dietro ogni nostra parola, e l'utilizzo del linguaggio deve essere, in questo caso, il più neutro e il meno suggestiovo possibile. Mai chiedere "C'era tuo fratello con te?", molto meglio "Eri solo o in compagnia?": sarà il soggetto a contestualizzare il ricordo, senza che noi aggiungiamo particolari inestistenti.
Orne dice "Il 95% della popolazione crede che l'ipnosi aumenti la memoria. ma i dati non supportano questo ... esiste solo la possibilità di una distorsione. Le persone raccontano più cose di quelle che ricordano in ipnosi, ma l'accuratezza di queste memorie non è così buona.", e parla di effetto iatrogeno dell'ipnosi nell'ottenere ulteriori ricordi: accresciuta fantasia, maggiore confidenza, relazioni prive di senso critico. L'ambiente ideale per scatenare la creatività. Infatti un soggetto cui è chiesto di ricordare dettagli di un evento passato, si può ottenere un ricordo migliore, ma specialmente quando si tratta di ricordare cose che non sono disponibili, esiste sempre il rischio che i vuoti di memoria siano riempiti dall'immaginazione del soggetto con dettagli plausibili. E non c'è ipnosi, per quanto sia fatta a regola d'arte dal migliore ipnotista del pianeta, che sia in grado di recuperare un ricordo che non esiste.
Considerazioni
Le ricerche effettuate in laboratorio dagli anni '30 del secolo scorso hanno fornito una serie di informazioni utili, e se non altro hanno chiarito che non esiste un rapporto così netto tra recupero dei ricordi, accresciuta memoria e la loro esattezza. L'ipnosi non è il siero della verità, e i ricordi che ci fornisce non sono necessariamente veri.
Si può affermare che l'ipnosi può condurre o meno a un aumento del materiale ricordato, sia del materiale riportato, e se l'aumento è manifesto, la persona ha fiducia sull'accuratezza del materiale ricordato, sia esso corretto o meno.
Bisogna notare che differentemente da quanto accade in laboratorio, quello che succede sul campo, nel rapporto con il cliente, l'aspetto della veridicità o meno de ricordo assume una valenza differente. Ricordare qualcosa, nel contesto di un laboratorio, può risultare in un punteggio positivo o negativo da contabilizzare su una scala di risultati, mentre nel contesto clinico, tutto quello che succede può, e deve, essere impiegato, perché appartiene all'esperienza personale del soggetto. L'ipermnesia, in questi casi, può spingersi molto indietro, fino a vite e universi precedenti, ma questo non deve costituire motivo di giudizio o di critica da parte del terapista, indipendentemente da quelli che possono essere le sue concezioni su questi temi, perché è soltanto un'istanza del cliente su cui poter lavorare proficuamente. Che i ricordi siano veri o falsi, dal punto di vista del lavoro ipnotico, ha un'importanza relativa.
In molte ricerche non è messa in dubbio la maggiore capacità di reperire ricordi, ma la loro esattezza e che ruolo ha svolto lo stato ipnotico rispetto ad altri fattori concomitanti (Spiegel, 1995). Che la memoria funzioni meglio in ipnosi, come alcuni studi riportano, ci sentiamo di affermarlo, in quanto ritrovare gli oggetti smarriti è una tecnica abbastanza comune e con un alto grado di successo. Il fatto che tale risultato possa essere ottenuto anche con altre tecniche (Pendolo di Chevreul), può sottointendere il fatto che un profondo rilassamento, come quello che si accompagna a certe tecniche di ipnosi, possa favorire i processi mnemonici.
Dal punto di vista legale l'ipnosi può essere utilizzata solo quando è possibile verificare un fatto con altri sistemi, o quando bisogna ottenere dettagli di un fatto già noto. In entrambi i casi tutto quello riferito dal soggetto in ipnosi deve passare al vaglio rigoroso della prova, e non deve essere creduto per vero, dovendosi esercitare in questi casi il massimo della prudenza, secondo il principio di presunzione.
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