Sono d'accordo con R. E. White, quando scrive in "A preface to the theory of hypnotism" (JaSP 1941 36:477-505), che qualunque teoria dell'ipnosi deve riuscire a spiegare i seguenti fatti:
- Che la persona ipnotizzata può trascendere i normali limiti del controllo cosciente
- Che si comporti senza l'esperienza dell'intensione o della volontà, senza auto-coscienza, e senza la susseguente memoria, che sotto le circostanze ci si aspetterebbe
- Che questi cambiamenti nel suo comportamento succedano soltanto perché richiesti dall'ipnotista.
Per quanto attiene il primo punto, possiamo portare come esempio il controllo del riflesso pupillare, così come illustrato dall'esperimento di Hudgins, oppure come illustrato dall'esperienza autoipnotica di Betty Erickson, che riusciva a contrarre o dilatare indipendentemente le pupille, indipendentemente l'una dall'altra. Il riflesso pupillare è considerato un riflesso autonome del sistema nervoso, attivato dalla quantità di luce nell'ambiente. Controllarlo attraverso l'ipnosi, o l'autoipnosi, trascendere sicuramente i normali limiti del controllo volitivo.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, nell'esperimento di Hudgins, il riflesso pupillare era associato ad una parola, che aveva il valore di riflesso condizionato. Quando il soggetto dell'esperimento sentiva la parola "Contract" (contrai), le sue pupille si contraevano automaticamente, senza che lui ne fosse consapevole. Allo stesso modo agisce una suggestione post-ipnotica, che scatta senza che il soggetto ipnotizzato ne sia consapevole. Le spiegazioni razionali che il soggetto adduce dopo aver eseguito una istruzione post-ipnotica, sono una chiara indicazione della mancanza di volizione nell'esecuzione dell'istruzione post-ipnotica, che può essere qualcosa di assolutamente futile, come togliersi una scarpa cinque minuti dopo essersi svegliato, o utile e apprezzabile, come sentirsi a proprio agio in una condizione che altrimenti provocherebbe stress.
L'amnesia post-ipnotica è una delle caratteristiche dell'esecuzione delle suggestioni post-ipnotiche, o della risposta a una parola chiave, che sono portate a termine senza che il soggetto ricordi di avere ricevuto istruzioni al riguardo.
L'amnesia post-ipnotica è anche un fenomeno proprio del sonnambulismo, che può verificarsi spontaneamente durante l'ipnosi. White richiede che il fenomeno sia suggerito dall'ipnotista, e che il soggetto dimentichi, in base a una sua precisa suggestione.
Negli esempi relativi al riflesso pupillare i cambiamenti richiesti avvengono soltanto in base alle richieste dell'ipnostista e soddisfano tutte le condizioni dettate da White.
Possiamo quindi considerare qualunque modificazione delle funzioni spontanee del nostro organismo, come un esempio d'ipnosi.
Il fatto che il riflesso pupillare possa essere ottenuto tramite associazione mediante riflesso condizionato, porta a considerare il riflesso condizionato stesso un valido meccanismo per spiegare i fenomeni dell'ipnosi.
Adottare il riflesso condizionato come spiegazione dell'ipnosi ha come corollario che:
- non è necessario rapport
- non è necessaria la trance
Per apprendere un riflesso condizionato non dobbiamo essere in rapport con qualcosa o qualcuno. Il riflesso si sviluppa automaticamente dopo un certo numero di tentativi.
La trance non è necessaria, infatti non bisogna entrare in uno stato particolare per apprendere la risposta a uno stimolo condizionato.
Durante l'ipnosi il riflesso condizionato è appreso molto velocemente, infatti non occorrono molti tentativi, ma soltanto la capacità di seguire le istruzioni dell'ipnotista, che sono regolate in base alle risposte fornite dal soggetto. In questo senso, l'ipnotista si comporta esattamente come uno strumento di retroazione che regola la risposta del soggetto in modo che sia il più possibile efficace. Per associare un riflesso condizionato, non sono necessarie tante ripetizioni. Molti riflessi condizionati si instaurano naturalmente nel corso della nostra esistenza, e per alcuni basta una sola volta: se avete mai messo le mani nella presa della corrente sapete esattamente di cosa sto parlando. E non penso siano in molti coloro che vogliono toccare una seconda volta una pentola bollente.
La trance non è un requisito necessario dell'ipnosi. E' possibile fare ipnosi senza trance, con un soggetto che rispondente prontamente e in maniera appropriata a qualunque suggestione. Un soggetto addormentato non è necessariamente il paradigma dell'ipnosi. E' possibile fare ipnosi con soggetti completamente "svegli". Cercare necessariamente uno stato di trance o di rilassamento, spesso non solo è inutile, ma anche controproducente. L'ipnosi è rapida, molto più rapida di quanto ci potremmo aspettare, e e sicuramente è molto più rapida di qualunque tecnica di rilassamento. Ci vogliono circa venti minuti per ottenere un buon rilassamento progressivo, meno di cinque per ottenere una buona ipnosi.
Per quanto riguarda l'autoipnosi, la tecnica migliore per ottenere l'autoipnosi, è tramite suggestione post-ipnotica. L'esperienza dell'ipnosi, in questo caso, è accessibile in maniera istantanea tramite una parola o un gesto chiave, ed essendo l'attivazione di una suggestione post-ipnotica, è portata a termine in maniera del tutto automatica, quindi senza l'intervento della volontà del soggetto, che potrebbe controllare o distorcere l'esperienza. Ciò che rimane sotto il controllo del soggetto, in questo caso, è la scelta del momento di utilizzare l'ipnosi e delle suggestioni da utilizzare durante l'autoipnosi.
L'ipotesi che l'ipnosi possa essere soltanto un altro modo di usare i riflessi condizionati, elimina del tutto la voce inconscio. Piuttosto che un oscuro reame della mente dove avvengono una serie di cose a nostra insaputa, si usano le caratteristiche naturali della mente, che sono quelle di associare tra loro stimoli differenti per ottenere un risultato desiderato.
Per molti questo approccio è troppo meccanicistico, ma credo che se fosse studiato meglio, potrebbe portare a risultati interessanti.