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Personalità e ipnosi

30/11/2013 ipnoguida — Ipnosi Commenta

Il termine personalità viene utilizzato in molti modi diversi. Ci si riferisce a un personaggio importante nel suo campo, dicendo che è una personalità, si parla di personalità politica, ma si parla anche di personalità giuridica, che è il diritto ad esercitare la capacità giuridica. I partiti politici hanno personalità giuridica, così come le società.

Alcuni regimi politici sono basati sul culto della personalità, che consiste nella completa devozione ed adorazione del proprio leader.

La personalità è una cosa che si possiede, che viene riconosciuta dagli altri, siano pari o meno: si dice di qualcuno che “ha una forte personalità”, oppure, al contrario, “ha una personalità debole, si fa raggirare da tutti.”

La personalità si può conquistare attraverso il successo, per riconoscimento da parte degli altri, ma si può anche esprimere attraverso l’arte, la letteratura, la pittura, o la recitazione, che in fondo non è altro che manifestare la personalità di un estraneo per la durata di uno spettacolo.

La personalità si può perdere, ma non si può trasferire, è un bene individuale. Può cambiare nel tempo, e può anche ammalarsi, e in questi casi il DSM-IV–TR e il ICD-10, parlano di disturbo della personalità, del disturbo narcisistico della personalità, del disturbo schizotipico della personalità, e così via, in una classificazione che comprende molte voci.

La personalità ha a che fare con l’identità personale di ognuno, e nel Disturbo Dissociativo dell'Identità (DDI) coesistono, o per meglio dire esistono in tempi separati, due o più identità o stati di personalità distinte, ciascuna con il suo peculiare modo di essere.

La personalità può raddoppiare, e Janet, e Borisi Sidis e molti altri ancora, concettualizzavano la doppia personalità, che ritenevano si manifestasse attraverso meccanismi di dissociazione. Felida, una paziente di Azam mostra due personalità, Miss Beuchamp, descritta da Morton prince nel 1905, arriva a quattro, Doris Fischer, presentata da Walter F. Prince, arriva a cinque. Sybil, presentata nel libro “Sybil” dalla psichiatra Flora Rheta, si guadagnerà il record con sedici diverse personalità.

La diversa personalità delle donne, identifica diversità nei comportamenti, negli atteggiamenti, nel tono di voce, nel lessico utilizzato per parlare. La personalità, quindi, non è contenitore di qualcosa, né qualcosa che è contenuto, ma piuttosto qualcosa che si esprime, e che attraverso la sua espressione si rende riconoscibile.

La storia comincia nel 1791, quando un dottore chiamato Eberhardt Gmelin riportò il caso bizzarro di una paziente che si trasformava regolarmente da una donna della classe media tedesca in una aristocratica francese. Nei panni dell’aristocratica parlava un francese perfetto e senza accento e ricordava tutto quello che aveva fatto nella predente “incarnazione”. La personalità tedesca non sapeva nulla della francese e viceversa, quella francese ignorava tutto della personalità tedesca.

Come riportato sopra i casi di questo tipo furono molti, a cominciare da Felida. Questi casi introdussero il concetto di Disturbo di personalità multiple (multiple personality disorder (MPD)) ed ebbero una certa notorietà alla fine del 1800, e si stima che tra il 1895 e il 1895 furono diagnosticati circa 40.000 casi di MPD. Oggi questo disturbo si chiama dissociative identity disorder (DID).

Le spiegazione di queste manifestazioni della personalità variano dal gioco di ruolo, alla manifestazione dovuta ad eventi traumatici repressi, che hanno dissociato la personalità.

La “International Society for the Study of Trauma and Dissociation” sostiene che la dissociazione, il frazionamento dell’esistenza in differenti flussi di consapevolezza, é il meccanismo dietro il MPD. In pratica, inconsapevolmente, ci dissoceremmo riguardo ogni differente esperienza e situazione sociale. Quello che chiamiamo personalità, non sarebbe che l’espressione di uno dei nostri flussi di consapevolezza nella situazione adatta.

Per capire la genesi della molteplicità, dobbiamo inquadrare la dissociazione lungo un continuum. A un lato c’è l’attenzione che utilizziamo nella quotidianità, quella che chiamiamo comunemente concentrazione,. Dall'altro lato c’è una concentrazione molto più intensa, un assorbimento totale che riguardo pochi stimoli, un flusso ridotto di stimoli o soltanto un pensiero, un’idea. Da questo lato della “concentrazione” ci sono i sogni a occhi aperti, gli stati medi di trance, e stranezza come le esperienza OBE (Out of body Experience) e sogni lucidi.

Anche se non si è consapevoli delle esperienze dissociate, queste sono tuttavia registrate dal cervello e formano ricordi, che possono essere successivamente richiamati. Nel 1970, Ernest Hilgard, uno psicologo della Stanford University, California, ha usato il metodo dell’ ipnosi su pazienti che, per vari motivi medici, dovevano subire un intervento chirurgico senza anestesia. Prima dell’operazione, Hilgard li ipnotizzò e raccontò loro di un “osservatore nascosto” che avrebbe sentito il loro dolore, al loro posto.

Dopo l'intervento chirurgico, i pazienti hanno ricordato che l'operazione, ma non riferirono di alcun dolore. Ma quando Hilgard li ipnotizzò nuovamente e chiese all'"osservatore nascosto" di parlare, riportarono il dolore dovuto al bisturi. Il dolore sembrava essere memorizzato in un "comparto" al quale il paziente non era in grado di accedere normalmente.

La compartimentazione del MPD differisce da altri stati dissociativi perché in questo caso, intere esperienze, prolungate nel tempo, sono memorizzate separatamente, e quindi mantengono una loro unità e consistenza riguardo alle sensazioni e alle emozioni, che sono richiamate insieme ai ricordi.

Quindi, l’identità personale e la personalità sono strettamente connesse alle nostre esperienze, e non sono separate da esse. In teoria, noi diventiamo una nuova personalità in ogni situazione. In pratica, la maggior parte delle esperienze e le personalità dalle quali esse vengono registrate sono abbastanza simili da poter essere in gran parte integrate.

Ma quando la vita diventa maggiormente eterogenea, le nostre personalità sono sempre meno collegate. Si può capirlo osservando l’esperienza frammentata di un bambino, rispetto a quella dei nonni. Un bambino si comporta a casa e a scuola in maniera differente, per evitare conflitti salta da una personalità all'altra. Ma non recita, le personalità sono distinte, il bambino prova sensazioni e sente differentemente in entrambe le situazioni. Capita a tutti i genitori di non riconoscere il proprio bambino quando possono vederlo in azione in una situazione diversa dalla quotidianità. Quando cresciamo, i ruoli sociali aumentano, e le personalità diventano sempre maggiormente segmentate, in differenti compartimenti, mentre la vita ci conduce attraverso il continuum della dissociazione.

Le persone che si sentono multiple, soffrono meno di condizioni legate allo stress.

Diciamo che Judy ha una personalità sportive “A” e una accademica “B”. Se la personalità “A” perde un incontro di tennis, sperimenta fastidio, tensioni muscolari. Se “A” fosse la sola personalità, Judy sarebbe tesa tutto il giorno. Ma Judy dopo l’incontro ritorna all'università e assume il suo ruolo “B”, da accademica, e i suoi muscoli di rilassano, perché non si interessa degli incontri di tennis. Judy quindi, soffre meno che se fosse stata soltanto la personalità “A”.

Sembra dunque, che una normale molteplicità possa risultare utile nell'aiutare le persone a funzionare meglio, in un mondo sempre più complesso. Ma prima di ogni altra cosa, dobbiamo riconoscere la sua natura come differente da quella patologica descritta alle origini nel 1800.

Fonte

New Scientist

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