Molti assunti riguardo l'ipnosi, presuppongono l'esistenza di un ciclo della durata stimata di circa un'ora al termine del quale l'individuo entra spontaneamente in ipnosi, o in uno stato di
Ernest Rossi, lo studioso più eminente del lavoro di Erickson, sostiene l'esistenza di un ciclo della durata di circa 90 minuti, al termine del quale la mente scivola in uno stato di trance per circa 20 minuti. Il ciclo si manifesta quando l'individuo non è sotto pressione e non fa nulla di particolarmente importante.
Lo stato di trance si manifesta come un sogno ad occhi aperti, e Rossi lo ha denominato ciclo ultradiano, differente dal ciclo circadiano, che si manifesta nel ciclo di veglia e sonno.
Da questo assunto teorico sono derivate tecniche che consigliano di svolgere un'attività che richieda concentrazione per 90 minuti, prendendosi una pausa di 20 minuti prima di ricominciare. Una tecnica che è poco applicabile in tutti quegli ambienti dove bisogna lavorare in fretta e sotto pressione.
Ma anche quando si lavora sotto pressione e bisogna per forza leggere o scrivere una particolare relazione o svolgere una determinata attività, si scopre che la mente ha navigato lontano, verso attività del tutto differenti, come l'appuntamento che si è preso dal parrucchiere o la prossima partita di calcetto.
Il fatto è che la mente ha la capacità di divagare, dimenticandosi completamente del compito da svolgere, per rivolgere i suoi pensieri in tutt'altra direzione. E non lo fa spinta dagli orari del ritmo ultradiano, ma perché ha questa caratteristica peculiare, che è emersa in maniera del tutto indipendente durante studi sulla scansione del cervello (Mason 2007). Succedeva infatti che il 30% delle volte la mente del soggetto si distraesse completamente dal compito da svolgere per la ricerca, portano a risultati spuri. Il fenomeno era così manifesto, da diventare a sua volta oggetto di ricerca.
Il divagare della mente si manifesta in maniera del tutto naturale e spontanea, ed è un fenomeno che chiunque ha sperimentato, specialmente quando gli è capitato di studiare un testo particolarmente noioso.
Date le sue caratteristiche, al divagare della mente non c'è rimedio, se non quello di ricominciare a studiare il testo noioso dopo essersi accorti di pensare a quante belle cose sarebbe possibile fare su una bella spiaggia in riva al mare.
Alcune persone sono più propense di altre a divagare, e spesso per questo sono prese di mira, soprattutto dai professori che non tollerano vedere il loto allievi con gli occhi persi nel vuoto, completamenti dimentichi della classe e di tutto quello che succede loro intorno.
Ma anche per coloro che divagano troppo e passano per distratti c'è una buona notizia, infatti l'"University of California" (Christoff, 2009), sostiene che le persone la cui mente è più propensa a divagare sono quelle dotate di maggiore creatività e capacità di risolvere i problemi.
Bibliografia
-
Christoff, K., Gordon, A. M., Smallwood, J., Smith, R., & Schooler, J. W. (January 01, 2009). Experience sampling during fMRI reveals default network and executive system contributions to mind wandering. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 106, 21,
8719-24. -
Mason, M. F., Norton, M. I., Van, H. J. D., Wegner, D. M., Grafton, S. T., & Macrae, C. N. (January 01, 2007). Wandering minds: the default network and stimulus-independent thought. Science (new York, N.y.), 315, 5810,
393-5.