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Ipnotizzabilità

15/02/2012 Alessandro Guidi — Ipnosi, Ricerca Commenta

Ipnotizzabilità e il termine che indica quanto una persona è suscettibile all'ipnosi. Tanto maggiore è l'ipnotizzabilità di una perosna, tanto sarà più facile indurla in uno stato d'ipnosi. Il termine non deve essere confuso né equiparato alla suggestionabilità, che indica quanto una persona è suggestionabile, ossia prona ad aderire alle idee, ai suggerimenti e ai comandi di altre persone.

La scuola di Erickson e gli eriksoniani non hanno bisogno di queso concetto, per il semplice fatto che credono che ognuno possa essere ipnotizzato. Altre scuole e orientamenti di pensiero, ritengono al contrario che l'ipnotizzailità, come qualunque altra caratteristica, sia distribuita all'interno di una popolazione, con valori che vano dalla zero, quando il soggetto non è ipnotizzabile al 100%, per i soggetti che sono facilmente ipnotizzabili. Tra questi due estremi si collocano tutti gli altri valori secondo una certa distribuzione.

Naturalmente per definire l'ipnotizzabilità, deve essere definita anche l'ipnosi, perché posso misurare l'ipnotizzabilità solo quando si è ottenuta l'ipnosi. Diversi gradi d'ipnotizzabilità porteranno ad ipnosi di diverso grado, più o meno profonde. Così esistono scale d'ipnosi più o meno complesse che definiscono rapporti tra l'ipnotizzailità e il grado d'ipnosi raggiunto. La Stanford Hypnotizability Scales è una di queste.

Se esaminiamo il processo di misuraione dell'ipnotizzabilità realizzato con la Stanford Hypnotizability Scales, scopriamo che abbiamo unainduzione pituttosto lunga e noiso, che è ripetuta sempre uguale a tutti i soggetti e che prevede differenti test per la misura dell'ipnotizzabilità. Alcuni dei soggetti scelti per gli esperimenti con la Stanford Hypnotizability Scales andranno in ipnosi, altri, nonostante la noia derivante dalla procedura, no. Da qui la constatazione che un certo numero di soggetti è facilmente ipnotizzabile e un certo numero no.

Probabilmente questo meccanismo di misura non è scientificamente ineccepibile, ma daltronde quello che conta veramente non è quanta parte della popolazione sia ipnotizzaile o meno, né l'ipnotizzabilità di una persona di per sè, ma se le perone con cui si lavora entrano o meno in ipnosi.

Le persone che icontro, si aspettano questo da me. Vogliono essere ipnotizzate, e per la ragione specifica che le ha portate nel mio studio. Non sono interessate a considerazioni teoriche o ragionamenti statistici.

Il fatto che esista da parte delle persone che incontro una certa aspettativa, è un vantaggio, perché se ci si aspetta che qualcosa accade, allora accadrà. La profezia che si autorealizza vale anche per l'ipnosi. Naturalmente non sempre è facile ottenere una buona ipnosi fin dalla prima seduta, perché un certo numero di persone è troppo teso per rilassarsi fina da subito, e quindi bisogna fare un lavoro più lungo. Altre persone non hanno mai sperimentato nulla si simile all'ipnosi o alla meditazione, Nè hanno usato la mente o l'immaginazione come si usa in ipnosi, quindi anche in quel caso bisogna lavorare un po' di più.

Naturalmente mi aspetto che tutte le persone con cui lavoro entrino in uno stato d'ipnosi soddisfacente epr realizzare gli obiettivi prefissati, e mi accade raramente di non riuscire a fare ipnosi con una persona. Naturalmente , a differenza di chi realizza gli esperimenti con la Stanford Hypnotizability Scales, sono liero di cambiare tecnica e approccio in base alle reazioni della persona con cui sto lavorando, un undubbio vantaggio nei confronti della scienza.

Naturalmente non ho il cento per cento dei successi, anche se ammetto mi piacerebbe molto raggiungere questo traguarda. Ma ancne persone sono veramente troppo ansiose e spaventate dal processo per lasciardi andare quel poco che basta ad ottenere un'ipnosi sufficiente. Appena sono sulla strada giusta, aprono gli occhi e tornano indietro, come se un elastico invisibile li riportasse al punto di partenza.

Onestamente sono poche le volte che questo capita, forse quattro o cinque in un anno, ma per me restano una sorta di mistero. Non ho trovato una tecnica capace di tagliare l'elastico che li riporta indietro, nel consueto mondo della veglia. Spesso mi chiedo se non appartengano davvero a un piccolo gruppo di persone non ipnotizzabili, ma temo che sia solo una giustificazione della mia inadeguatezza di non avere compreso quello che sarebbe stato necessatio fare per condurli in una confortevole e benefica ipnosi.

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