
La possibilità di commettere crimini in ipnosi è stato a lungo esaminato e discusso, senza arrivare a conclusioni definitive. C'è chi lo ritiene possibile, e chi no. Le due scuole si fronteggiano fino dagli albori dell'ipnosi, ciascuna con le sue argomentazioni ricche di molte sfumature e alcuni esperimenti, dai risultati mai definitivi. Qualche volta la disputa teorica si è sottratta alle aule delle università per finire in quelle dei tribunali. Alcuni casi di omicidio hanno visto la compartecipazione dell'ipnosi e dei periti che sostenevano l'una o l'altra tesi.
L'omicidio del notaio Gouffé da parte di Michael Eyeraud e Gabrielle Bompard, che sosteneva di essere stata ipnotizzata da Eyeraud per commettere l'omicidio, è forse il più eclatante, e quando fu celebrato, nel 1890, ebbe gli onori della cronaca internazionale e fu terreno di scontro tra la scuola di Nancy, capitanata allora da Bernheim, e quella della Salpêtrière, rappresentata da durante il processo da Gilles de La Tourette.
"Eyraud sarà ghigliottinato", scriveva il New York Times del 21 dicembre 1890, a parecchie migliaia di chilometri dal luogo del misfatto, la Parigi di fine secolo, in un articolo che illustra molto bene sia i fatti relativi all'omicidio, che poco ci interessano, che lo scontro tra le due scuole.
"Parigi, 20 dicembre - Il processo di Michael Eyraud e Gabrielle Bompard per l'omicidio del Notaio Gouffé si è concluso oggi nella corte d'assise. La folla di spettatori era la più grande dall'inizio del processo. [...] La signorina Bompard era visibilmente nervosa e agitata.
Il procedimento era stato aperto dal giudice, che fece un riassunto del caso [...] promettendo a se stesso di attenersi soltanto al furto e all'omicidio del sig. Gouffré. Ordinò alla giuria di seguirlo attentamente e di togliersi dalla testa tutte le evidenze che erano state presentate sull'ipnotismo. Disse che avrebbe fatto ogni sforzo per sostenere la giustizia contro teorie della suggestione che, dichiarò, costituivano una minaccia alla società. Denunciò le teorie della scuola d'ipnotismo di Nancy, e, citando i risultati del professor Charcot a supporto delle sue affermazioni, sostenne che una persona ipnotizzata aveva sufficiente forza di volontà da resistere ai comandi dell'operatore. Disse che gli esperimenti del professor Charcot mostravano che nessun operatore avrebbe potuto condurre un soggetto così totalmente sotto il suo controllo da forzarlo a commettere un crimine. Le teorie della scuola di Nancy erano nient'altro che la vecchia storia dell'"occhio del diavolo", ed erano alla pari della cartomanzia. Se queste teorie fossero state ammesse, la responsabilità personale sarebbe giunta alla fine, e le leggi dalle quali la società dipende per la protezione sarebbero sparite nell'anarchia."
Il giudizio del giudice sulla scuola di Nancy non era sicuramente tecnico, ma indice di quanto allora, come oggi del resto, si temeva il potere della suggestione, fino ad arrivare al punto di esorcizzarlo ritenendolo causa dell'estinzione dello stato di diritto. Per fortuna il giudice si sbagliava, le suggestioni continuano ad essere utilizzate e la società non si è ancora estinta.
Eyraud, alla fine, fu condannato a morte e la Bompard a venti anni di reclusione, e questo mise fine alla vicenda giudiziaria, ma non alla disputa ipnotica, che in quel caso vide uscire vincitore Gilles de La Tourette della scuola della Salpêtrière.
Lo scontro tra due avverse scuole di pensiero, è in realtà una semplificazione storica, perché in realtà le posizioni sulla possibilità di commettere un crimine durante l'ipnosi, o in seguito a una suggestione post-ipnotica, non erano così nette e definite né alla scuola della Salpêtrière né in quella di Nancy.
Il dottor Voisin, medico della prigione che aveva ipnotizzato la Bompard, durante il processo sostenne che l'influenza ipnotica da parte di Eyraud c'era stata, e Bernheim supportava il suo punto di vista, anche se per motivi di salute, un gamba rotta, non aveva potuto recarsi al processo.
Lo rimpiazzò Liegeois, che durante il processo, chiamato a testimoniare, parlò per quattro ore di seguito delle suggestioni ipnotiche. Ma le sue posizioni furono contestate e alla fine Gilles de la Tourette scrisse "L'Épilogue d'un procès célèbre (affaire Eyraud-Bompard)" in cui sentenziava la vittoria della scuola della Salpêtrière su quella di Nancy, affermando chiaramente che non si può forzare una persona a commettere un omicidio durante l'ipnosi.
Oggi è questa la concezione condivisa tra gli ipnotisti, anche se c'è chi non manca di eseguire esperimenti in cui si dimostra la possibilità di commettere atti pericolosi o contrari alla morale durante l'ipnosi. La cosa curiosa è che alla fine la storia ha dato ragione alla scuola di Nancy, che fu quella più influente tra le due.
Per tornare alla Bompard, temperamento d'attrice, che mentre andava nel luogo dove fu trovato il corpo di Gouffré mandava baci alla folla per la gioia dei cronisti dell'epoca, il tentativo di essere considerata incapace di intendere e volere, "Malata, non da condannare, ma da curare", a causa delle suggestioni ipnotiche di Eyraud non ebbe esito.
Oltre il processo
Al di fuori della scenografia propria di ogni grande processo, che vede la folla divisa tra innocentisti e colpevolisti, l'esame della vicenda dello scontro tra la scuola di Nancy e quella della Salpêtrière, ci dice anche qualcosa sulla difficoltà di interpretare la suggestione, per cui risulta molto difficile sapere se l'esecuzione dei fenomeni ipnotici richiesti è inevitabile, e il soggetto ipnotico è costretto ad aderire alle richieste dell'ipnotista, oppure se il soggetto può evitare di eseguire le suggestioni proposte. Nel caso la suggestione richieda l'esecuzione di un atto illecito, amorale, criminale o pericoloso, questa distinzione non è soltanto opportuna, ma necessaria. Stabilire l'una o l'altra tesi ha, come il processo Bompard evidenzia, delle ricadute sul piano penale, non esercitando appieno la volontà il soggetto vittima di una suggestione che comporta l'esecuzione di un atto criminale.
Le posizioni sull'argomento erano varie e ricche di sfumature. Ad esempio Charcot e Gilles de La Tourette, sostenevano entrambi che le persone ipnotizzate potevano diventare vittima di violenza sessuale, e ammettevano la possibilità dello stupro ipnotico. Quindi durante l'ipnosi si potevano commettere atti contrari alla morale, crimini compresi.
In realtà sia Charchot che La Tourette, avendo fatto esperimenti in merito, ammettevano l'idea che i sonnambuli, avevano un rapporto speciale di affettività con l'ipnotista, tale da "minare la loro forza di volontà" e quindi potevano essere indotti a commettere crimini spinti dall'ipnotista, sia durante l'ipnosi che dopo, attraverso suggestioni post-ipnotiche. Inoltre poteva anche essere assicurata l'immunità all'ipnotizzatore, facendo dimenticare tutto al soggetto con un amnesia post ipnotica. Il loro dubbio, rispetto all'omicidio, era che una qualunque persona potesse trovare un complice così perfetto come un sonnambulo, che era allora il soggetto ideale degli esperimenti ipnotici. Inoltre per la scuola della Salpêtrière, l'ipnosi era una forma d'isteria, quindi una malattia del sistema nervoso a tutti gli effetti, e trovare un complice isterico a portata di mano secondo le necessità, non sembrava loro una cosa facile, senza considerare che alcuni sonnambuli potevano rifiutare comunque di eseguire suggestioni che non erano loro gradite. (Per provare questo facevano immaginare alle pazienti di prendere un bagno caldo e chiedevano loro di spogliarsi. Alcune lo facevano, altre no).
Nella scuola di Nancy, Liegeois sosteneva la tesi che un soggetto sonnambulo è alla mercé dell'ipnotista ed esegue qualunque dei suoi comandi, anche quelli che comportano l'esecuzione di un crimine. Delboeuf, della sua stessa scuola, si rese ben presto conto che i soggetti sperimentali erano consapevoli di far parte di un esperimento, che sapevano benissimo che il crimine che veniva chiesto loro di attuale non era reale. L'amnesia post ipnotica che mostravano al risveglio dall'ipnosi, non era indizio sufficiente per dimostrare che avevano agito come automi, piuttosto che in maniera intelligente e volitiva.
Delboef fece esperimenti con una pistola vera, ma caricata a salve, chiedendo a un suo soggetto di sparare ai presenti, tra cui c'era il figlio del soggetto sperimentale. Delboef attribuiva il rifiuto di sparare al tempo che aveva concesso al suo soggetto di riflettere. In questo caso il soggetto credeva che la pistola fosse carica, ma non si può escludere che avesse potuto sapere che era stata caricata a salve, o che avesse intuito l'esito dell'esperimento desiderato da Delbouef. La compiacenza del soggetto ipnotico va sempre considerata, sia riguardo alle situazioni sperimentali che quelle meno controllate, in cui apparentemente l'"effetto esperimento" non può essere chiamato in causa.
Le critiche di Liegeois vertevano sulla profondità di trance. Secondo lui i soggetti che non obbedivano agli ordini non erano sufficientemente ipnotizzati, ma qui si sta dicendo semplicemente che il criterio d'ipnotizzabilità coincide con l'esecuzione completa e acritica degli ordini dell'ipnotista. Ma siccome questa potrebbe avvenire per compiacenza o per volontà propria dell'ipnotizzato, la questione si complica e diventa intricata. Bisognerebbe sapere se un soggetto è in ipnosi, prima di somministrare suggestioni criminali e verificarne gli effetti. Quella di Liegeois sembra piuttosto una giustificazione a posteriori delle sue posizioni teoriche. Inoltre Bramwell, della scuola di Nancy, aveva notato, allo stesso modo degli studiosi della scuola della Salpêtrière, che i sonnambuli possono rifiutarsi di commettere suggestioni sgradite.
Naturalmente c'è sempre la possibilità di aggiungere l'inganno alla suggestione, per fare compiere un atto immorale. In questo caso la complessità sale ulteriormente di livello.
Mi piace considerare la possibilità di ingannare un robot, perché trasgredisca la legge fondamentale della robotica, che prevede che non possa assolutamente recare danno a un essere umano.
Le leggi della robotica inventate da da Isaac Asimov, richiedono che:
- Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
Così sembra che l'umanità sia protetta dai robot, e che nessun danno possa provenire da loro. I robot sono a tutti gli effetti dei sonnambuli di Liegeois che eseguono tutti gli ordini del loro ipnotista, comprese le tre suggestioni che formano le leggi della robotica. Per cui, se diamo un comando dannoso verso un altro essere umano, dovremo essere sicuri che il nostro robot sonnambulo non spari, non accoltelli, non danneggi in nessun modo. Qui abbiamo un comportamento certo, abbiamo eliminato tutta la variabilità e la complessità dell'essere umano: abbiamo a che fare con un semplice cervello positronico.
L'umanità, purtroppo, non può dormire sonni tranquilli. Se mettiamo il robot sonnambulo nella situazione di un esperimento descritto da Alan Gauld in "Hystory of Hypnotism", otteniamo risultati sorprendenti e inaspettati.
L'esperimento è il seguente:
"Un sonnambulo mette un pezzo di zucchero nella tazza di sua madre, mentre il suo medico fa varie affermazioni assurde e menzognere sulla sua composizione. Bernheim e Liebeault asseriscono che il soggetto accetti queste affermazioni assurde come vere perché, essendo ipnotizzato, non sa distinguere tra verità e menzogna, mentre Delboeuf sostiene che gli resta abbastanza senno da sapere esattamente cosa sta facendo. A nessuno è venuto in mente di chiedere al soggetto durante l'ipnosi cosa ne pensasse lui stesso della faccenda. Se lo avessero fatto lui avrebbe risolto immediatamente tutte le difficoltà e detto loro che mentre stavano gravemente discutendo le possibilità, lui stava ridendo sotto i baffi alla grottesca assurdità di tutta la faccenda."
La faccenda non è assurda come sembra, infatti se chiedo al mio robot di versare una zolletta di zucchero in una tazza di the destinata ad un essere umano, e questa è in realtà un veleno potente, lo induco attraverso una menzogna a violare tutte e tre le leggi della robotica. Se assumo che il sonnambulo obbedisce ciecamente ad ogni mio ordine, questi commetterà un crimine sotto ipnosi come il robot violerà le leggi della robotica, se assumo che il sonnambulo possa rifiutare le suggestioni che trova sgradevoli, devo ammettere che in questo caso non c'è nulla di sgradevole in quello che chiedo lui di fare, e quindi potrò indurlo comunque, con l'inganno, a violare il suo senso morale e a commettere un atto criminale.
L'inganno aggiunge, nell'ipnosi come nella vita, spiacevoli variazioni sul tema. Le suggestioni, in fondo, non sono nient'altro che inganni artistici. Quando Summer Henry Munro otteneva l'anestesia con l'"acqua elettrica", usava una suggestione in forma d'inganno.
Probabilmente tutta la questione sollevata dallo scontro sull'esecuzione o meno delle suggestioni moralmente riprovevoli, può essere rivista in maniera più articolata aggiungendo l'inganno alle suggestioni somministrate.
Trasformare una suggestione ripugnante dotto il profilo morale e umano in un gesto consueto o apparentemente innocuo, elimina la discussione sulla possibilità o meno di eseguire questo tipo di suggestioni per qualsivoglia motivo.
Inoltre, quando si fa ricorso alla moralità delle suggestioni, si pongono ulteriori questioni. Possiamo infatti giudicare comportamenti morali anche quelli che nascono da motivazioni immorali. Si può chiedere di fare cose immorali, che il soggetto può ritenere perfettamente morali. La morale non è assoluta, è relativa alle epoche, alle culture e agli individui.
La questione, comunque, a più di un secolo di distanza, è ancora aperta. A noi ipnotisti piace cavillare più che agli avvocati. Ma se anche gli inossidabili robot dal cervello positronico possono essere indotti con l'inganno a violare le loro leggi perfette, perché non dovrebbe esserlo un essere umano?
Un seguito
"Gilles de La Tourette nel 1893, il 6 Dicembre, alle 18:45, era atteso da una giovane donna che si era recata da lui e che gli disse di essere stata ipnotizzata molte volte ed essendo adesso senza risorse, voleva 50 franchi. Lui ricordava vagamente di averla vista (aveva infatti partecipato a numerose sedute di ipnosi), e gli disse di lasciare nome e indirizzo. Siccome chiese di nuovo del denaro, lui si diresse alla porta, quando udì uno sparo e sentì un colpo violento dietro il collo. Seguirono altri due spari, ma lui riuscì a lasciare la stanza, sentendo il sangue scorrergli sul collo.
Questa storia fu riportata sul "Progresso medico" da Georges Guinon, che fu sulla scena del crimine pochi minuti dopo, e che trovò la donna quietamente seduta su una sedia. L'articolo di Guinon fu pubblicato con l'intenzione di mettere a tacere le dicerie di un assalto perpetrato sotto ipnosi."
La figura di questo articolo si riferisce al fatto in questione. Trovo molto curiosa questa contiguità, anche temporale, dei due casi, in cui in uno Gilles de La Tourette è giudice e un altro vittima.
La donna, Rose Kemper, sostenne in seguito di essere stata ipnotizzata contro la sua volontà, con la conseguenza che la sua volontà era stata completamente annichilita. Disse anche di essere stata ipnotizzata "a distanza", e che c'era un'altra persona dentro di lei, che l'aveva spinta a sparare. Nessun dubbio che alla fine fosse ricoverata in manicomio, al Sainte-Anne asylum, con la diagnosi di schizofrenia paranoide.
Bibliografia
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Bogousslavsky, J., & Walusinski, O. (January 01, 2010). Gilles de la Tourette's criminal women: the many faces of fin de siècle hypnotism. Clinical Neurology and Neurosurgery, 112, 7, 549-51.
-
Irving, H. B., & University of Virginia. (1995). A book of remarkable criminals. Charlottesville, Va: University of Virginia Library.
-
Gauld, A. (1992). A history of hypnotism. Cambridge: Cambridge University Press.