Molti ritengono che l'ipnosi non sia altro che compiacenza verso l'ipnotista e l'opportunità di giocare un ruolo sociale in maniera prevedibile. Orne e altri hanno posto molta enfasi e fatto sperimentazioni riguardo questa idea, e sicuramente si possono trovare molti testi e definizioni dell'ipnosi, che a questa idea si rifanno.
Studi effettuati con scansioni del cervello, come ad esempio la Tomografia ad emissione di positroni (PET), hanno dimostrato da tempo che le suggestioni ipnotiche modulano l'attività in aree specifiche, e ad esempio, nella visione del colore, durante l'ipnosi sono attive le stesse aree, non quelle che utilizziamo quando "facciamo finta" di vedere (immaginiamo) un colore.
Nonostante questo l'idea della compiacenza e del ruolo sociale, è ancora molto presente e ci sono molte teorie che la supportano.
Ultimamente mi è venuto da pensare ad alcune routine di ipnosi da palcoscenico cui ho assistito, e mi sono chiesto in che modo starsene su un palco, con una mano catalettica "attaccata" alla testa, rappresenti un effetto della compiacenza o la sottoscrizione a un gioco di ruolo.
Ma ammettendo che tutta l'ipnosi altro non sia che compiacenza e gioco di ruolo, mi chiedo chi sia stato ad inventare il gioco. Da qualche parte in qualche tempo, magari molto prima di Mesmer, una coppia di persone ipnotista/ipnotizzato ha iniziato a giocare e stabilito dei ruoli e delle regole, senza i quali il gioco non esisterebbe e non potrebbe essere giocato. Ogni gioco implica delle regole, ma mi sfugge chi sia stato il primo a scriverle.
Inoltre ci sono effetti fisiologici dell'ipnosi, come quelli legati alle verruche e alle malattie della pelle in generale, che sono i più evidenti, che non mi sembra rientrino nella casistica gioco sociale o compiacenza. Perché qualcuno dovrebbe tenersi una psoriasi vent'anni solo per essere poi tanto compiacente da farla sparire dal primo ipnotista di passaggio dopo qualche ora di ipnosi?
La stessa domanda si può fare per il mal di testa o il singhiozzo o per qualsiasi altro comportamento o disturbo.
Perché darsi la pena di essere compiacenti verso un'altra persona quando sarebbe molto più intimo e veloce fare tutto da soli, compiacendo noi stessi, con evidenti ritorni sulla nostra autostima?