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Ancòra ancore

11/04/2011 Alessandro Guidi — Autoipnosi, pnl 3

Molte persone rinforzano gli stati emotivi negativi, piuttosto che quelli positivi. E' come se ci si allenasse ad arrivare ultimi facendo gli stessi sforzi e utilizzando le stesse tecniche che occorrono per arrivare primi.

Questo scostamento tra sforzi prodotti e risultati ottenuti viene avvertito in maniera indiretta, attraverso la sensazione di essere inconcludenti, del non sapere cosa fare di non avere obiettivi definiti. Di solito non si riesce a scendere sotto la soglia della percezione, fino ad arrivare alla comprensione del meccanismo.

Fortunatamente questa comprensione non è necessaria per iniziare a cambiare abitudini e modo di pensare. Il primo passa da fare è riconoscere che si si continua a fare quello che si è sempre fatto, si continueranno ad ottenere gli stessi risultati. Il secondo è quello di mettere in atto le strategie del cambiamento.

Il rinforzo degli stati emotivi tramite ripetizione, è noto con il termine ancoraggio, che non è altro che la versione moderna del condizionamento pavloviano. Durante i suoi esperimenti, Pavlov ancorava la salivazione dei cani in risposta al cibo con uno stimolo esterno che consisteva nel suono di una campanella. In seguito bastava il suono della campanella, lo stimolo incondizionato, per suscitare la risposta condizionata, ossia la salivazione.

Lo stesso meccanismo accade continuamente nella nostra vita, quando il nostro corpo e la nostra mente sono coinvolti insieme e ripetutamente con lo stesso stimolo. Oppure istantaneamente, quando lo stimolo e la risposta sono associati all'istante durante un evento traumatico o fortemente motivo.

La durata dell'ancoraggio dipende da molti fattori, come la ripetizione e l'intensità dell'esperienza iniziale. Alcuni ancoraggi durano molti anni, altri svaniscono abbastanza rapidamente e per mantenerli bisogna rinforzarli regolarmente.

Rinforzare regolarmente un ancoraggio fa diventare l'ancoraggio automatico. molti dei nostri comportamenti non sono altro che ancoraggi ripetuti così lungi da essere diventati risposte automatiche. Chi si accende una sigaretta ogni volta che esce dalla macchina o risponde al telefono sa cosa intendo dire.

Le associazioni possono essere molto semplici oppure particolarmente complesse, per cui di alcune si riesce a risalire alla fonte, altre risultano più misteriose e inesplicabili.

Erickson riguardo a questo tema riporta il caso di una sua paziente che aveva sveniva ogni volta che le veniva servito un gelato. Un caso tipico di ancoraggio, che si era verificato perché la signora aveva gettato per terra la carta di un gelato alla crema e pochi minuti dopo aveva assistito all'investimento di un bambino. I sue eventi avevano creato un'associazione che comportava la successiva reazione della donna alla vista di un gelato alla crema.

Come si possono creare ancoraggi sfavorevoli e non funzionali, così possono essere creati ancoraggi favorevoli, che possono essere utilizzati a proprio vantaggio. Un ancoraggio non è nulla di complicato, può esser una parola, un tocco, l'importante è che sia sempre lo stesso. Se è una parola deve essere formulata sempre con lo stesso tono, la stessa intensità e lo stesso volume. Se è un tocco deve riguardare la stessa parte del corpo e avere la stessa intensità. Il gesto non deve essere complicato, può consistere semplicemente nello stringere insieme il pollice e l'indice. La cosa più importante è che lo stimolo, sia esso un gesto, una parola, un tocco, sia ripetuti con la stessa intensità.

Quello che ancoriamo può essere qualunque cosa, ma l'importante è che abbia un significato emotivo per noi. Ad esempio si può ancorare un ricordo positivo della vita, un momento in cui ci si è sentiti particolarmente felici, o attivi, o sicuri di sé. L'importante è che quello che ancoriamo sia un'esperienza particolarmente intensa e che possiamo rivivere le sensazioni di quella esperienza quando le ricordiamo. Se manca l'intensità, se si rivivono le sensazioni solo dal punto di vista intellettuale, l'ancoraggio non funziona.

Come ancorare un'esperienza positiva:

  • Prendersi qualche minuto di tempo per rilassarsi completamente.
  • Immergersi completamente nel ricordo dell'esperienza positiva, percependone tutte le emozioni, sentendosi veramente coinvolti nell'esperienza.
  • Quando si arriva al picco dell'esperienza, bisogna ancorarla. Si può scegliere un gesto semplice come premere l'uno contro l'altro il pollice o l'indice o ripetersi mentalmente una parola speciale.
  • Attendere qualche tempo rimanendo completamente rilassati.
  • Ripetere il gesto, la parola o qualunque altra cosa abbiate scelto come ancoraggio. D'ora in avanti quello che avete scelto diventa l'attivatore dello stato che avete ancorato.

Se è stato fatto tutto con cura, ogni volta che ripetete il gesto dovete sentire le sensazioni dello stato che avete ancorato. Ripetete l'ancoraggio per qualche tempo e ogni volta che occorre riprovare quelle sensazioni, siano quelle di maggiore fiducia in se stessi, di calma o di gioia.

Ogni volta che si utilizza l'ancoraggio in determinate situazioni, bisogna notare che differenza ha fatto, e utilizzare ogni esperienza positiva per rinforzarne l'efficacia.

Se si ripete l'ancoraggio abbastanza a lungo, diventa automatico, ed entra a far parte dei comportamenti personali. Utilizzare l'ancoraggio in questo modo diventa un metodo efficace di riprogrammare quelle aree della vita di cui non si è soddisfatti.

Non bisogna credere che esistano comportamenti che sono al di fuori del nostro controllo o dalla nostra volontà. Quello che spesso manca, è soltanto la conoscenza di come modificare quei comportamenti o in che modo esercitare la forza di volontà nei loro confronti. Il primo passo per modificare comportamenti indesiderati, è diventare consapevoli delle ancore all'opera, così da rimpiazzarle con altre maggiormente funzionali e desiderabili.

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ancoraggio, ancore, pnl, tecniche

  • luigi

    grazie della spiegazione! Viro sulla sezione Autoipnosi.

  • luigi

    bellissimo il tuo sito. Premetto che sono molto ignorante su questi argomenti. Sto leggendo vari articoli, un primo approccio. L'attenzione è stata attirata specialmente dall'argomento Ancore.
    Volevo chiederti: se si comprende d'avere un'àncora negativa legata a una qualche parola, immagine, idea, voce, nome, ecc. per eliminarla come si procede?
    Personalmente ho pensato che possa essere una buona soluzione riportare tramite una meditazione vagamente auto-ipnotica la connessione evento/oggetto al conscio e discuterne con sé stessi per risolverla logicamente.
    Un'altra soluzione a cui ho pensato è quella di creare un nuovo rapporto tra l'oggetto (Ancora) che da' l'input e la reazione negativa che ne consegue, sostituendo a quest'ultima una nuova immagine.
    Possono funzionare? Come agisci in questi casi?
    Grazie mille!
    Luigi

    • ipnoguida

      Un ancora non è altro che uno stimolo cui si reagisce in un determinato modo. Le abitudini non sono altro che ancore stabilizzate, rese operative da un certo periodo di apprendimento.
      Quando un'ancora non serve, o ha effetti negativi, bisogna semplicemente sostituirla con un altra. La sostituzione può riguardare lo stato finale dell'ancora, ossia l'effetto prodotto dall'ancoraggio. In questo caso, sostituire la reazione negativa con una positiva è senza dubbio efficace.

      Si può tentare anche di agire sul ciclo di ancoraggio, ossia direttamente sull'azione che scaturisce dall'ancora, in questo modo si elimina definitivamente anche il risultato, poiché si interrompe il ciclo ancoraggio-azione-risultato.

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